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al testo di Adielle
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"La parte di lei è recitata benissimo l'ho scoperto quando ha finto di piangere e poi ha riso. Non la smetteva di ridere piegando il tempo ai suoi angoli piegandogli le gambe tenendo distante i rancori di due volte con un lento gesto della mano a mettere tutto da una parte in un secondo tempo dell' esistere per esistere sotto forma minerale. Come pietra nella fionda a scavalcare il sogno di un mattino proibito dove nessun adulto è mai arrivato scagliata da qualcuno che in principio siamo stati ma non ricordiamo quando e se avessimo preso bene la mira durante il nostro turno di giocare a fare dio o essere dio per interposta persona ma di un altro se stesso? Siamo stati gli uni gli altri e tutti dio almeno una volta ma fuori sincrono per questioni di sicurezza mantenendone il segreto nelle ascesi, nelle vite precedenti anche al nostro pianeta o nei versi dei poeti maledetti. Qui la storia si confonde anomalia che si arrende alle pose plastiche della ragione inospitalità da teoria dei giochi nella teoria dei quanti". Pernacchia e si riparte da ventiquattromila baci ma senza menzionare più i numeri che hanno cambiato stazione transfughi per una vita peggiore sulle pagine di economia a giornali unificati fusioni che ci allontanano dal nucleo come le strade che conoscono le nostre periferie più sorde ai ribaldi squilli della ribalta (così per ridere) che a dirsi addio. Ma tu che ne pensi di tutta questa storia che sei andata via? " che noia che noia datemi un martello" o "no non piangere cuore mio ridi come faccio io" agli estremi delle ipotesi? Quanto viaggiano certe canzoni? Non si fanno scrupoli.
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